Vedevo, osservavo e cercavo di rubare i segreti di un’arte antica tramandata da padre in figlio. Gli occhi erano la mia scuola, la mente i compiti con cui ripassare a casa le lezioni.
Alla fine ho deciso di dedicarmi completamente alla sartoria. Certo, non è stata una scelta semplice per quei tempi. I miei genitori volevano che studiassi e diventassi avvocato o ragioniere. Loro erano figli di sarti, ma hanno saltato una generazione.
Io l’ho ripresa. Forse era questione di dna, del resto una tradizione di famiglia non muore mai, al massimo va in letargo.
E così, dopo un lungo apprendistato, ho finalmente aperto un’attività. Eppure volevo qualcosa di diverso dalle sartorie contemporanee che sono eleganti, ma fredde, altamente tecnologiche ma anche senza un briciolo di manualità. Ecco, per fartela breve, desideravo che fosse ricamata sulla mia esperienza e sulla nostalgia per un mondo che sta scomparendo, perché il mio obiettivo è conservare quel patrimonio di tecniche, competenze e umanità.
Gli occhi erano la mia scuola, la mente i compiti con cui ripassare a casa le lezioni.
Per questo motivo, sul mio blog non leggerai parole come outfit, look, glam e altri anglicismi, ti racconterò che la giacca "
non s’addà misurà, ma sentì", ti spiegherò come si costruisce una bella “
manica a mappina”, come ngnimà un vestito e tanto altro ancora.
Perché non sali a bordo della mia macchina del tempo? Incominceremo insieme questo magico viaggio nell’antica sartoria napoletana.